Turbine helicopter by Curti
Curti elicottero made in Romagna Italy
In gennaio volerà il primo elicottero made in Romagna, ma
nell’azienda di Castel Bolognese i progetti più audaci sono di casa
Curti, pronta al decollo
l’officina dell’innovazione
F
ine gennaio 2016: da un
hangar a Ozzano Emilia
uscirà all’aperto e si
staccherà dal suolo il
primo elicottero «made
in Romagna». È il biposto della
Curti S.p.A. di Castel Bolognese.
L’unico al mondo a turbina
(un 150 cavalli della ceca
Pbs), l’unico con paracadute
(della tedesca Junkers), l’unico
con un’avionica ridisegnata
(in collaborazione con l’università
di Forlì), l’unico, insomma,
a poter contendere
un mercato da 150-200 esemplari
all’anno all’americana
Robinson che ancora domina
la scena con l’ R22, una vecchia
macchina a pistoni concepita
nel lontano 1981. Tutto
in titanio e carbonio, peserà
450 chili e sarà in vendita dal
2017 a circa 350 mila euro. È
un progetto tanto innovativo
da aver appena ottenuto due
milioni e rotti di finanziamento
«Fast track to innovation»
dal programma Horizon 2020
di Bruxelles, unico a guida italiana
fra le 16 società vincitrici
(fra cui Philips, Peugeot, ecc)
fra oltre 200 partecipanti da
tutta Europa.
Inoltre, entro il 2016, compariranno
nei supermercati
straordinari capolavori di
packaging: coppe, vasi, contenitori
di carta estensibile, brevetto
italiano rilevato da
un’azienda svedese e rimasto
dieci anni nel cassetto in attesa
di una macchina che potesse
utilizzarlo. Oggi gli svedesi
detengono 40% di FibreForm
Packaging, la controllata di
Curti che ha realizzato l’unico
impianto al mondo capace di
modellare quella carta al ritmo
di migliaia di pezzi all’ora.
Il prototipo, nascosto tra quattro
pareti coperte di quadri e
sculture, già snocciola contenitori
con le insegne dei big
dell’agroalimentare mondiale.
Quando li avremo in casa,
conterranno, senza afflosciarsi,
biscotti, merendine, creme
al cioccolato, caffè solubile,
zucchero e farina.
Per vedere all’opera il reattore
che scompone i pneumatici
usati ricavandone un 10%
di acciaio, un 30% di gas per
autoalimentare lo stesso processo,
un 30% di olio combustibile
e un 30% di nero di
carbone per rifabbricare gomma
, bisognerà invece attendere
qualche mese in più: l’impianto
pilota progettato e realizzato
dalla Curti ha ancora
bisogno di un ritocco per raggiungere
l’obiettivo fissato di
30 mila tonnellate lavorate all’anno
«in continuo» e per aggiungere
una versione bis che
farà più o meno lo stesso recuperando
la fibra di carbonio
usata. D’altra parte il riutilizzo
industriale di pneumatici e fibra
di carbonio «è un rebus
che tanti hanno provato a risolvere
senza riuscirci; noi
contiamo di farcela» dice con
incrollabile convinzione l’ingegner
Alessandro Curti, amministratore
delegato e proprietario
del 50%, come la sorella
Claudia, Presidente della
Curti. Ma definirlo semplicemente
imprenditore, quale indubbiamente
è guidando un
gruppo di nove aziende con
500 dipendenti e 105 milioni
di fatturato, è una grossolana
semplificazione. Curti, infatti,
è sempre stato soprattutto un
catalizzatore di innovazione.
Fin da quando, appena diciottenne,
ereditò dal padre, insieme
alla famiglia, un gioiellino
delle lavorazioni meccaniche,
e subito innescò una
girandola di mutazioni: dai
componenti per l’industria
della difesa alle sofisticate lavorazioni
in titanio che oggi
valgono complesse forniture
aerospaziali; dalla subfornitura
alle macchine automatiche
finite, prima nel packaging
alimentare poi in quello dei
cosmetici e farmaci; poi gli
impianti per il cablaggio e, rilevando
con tre soci la storica
Cognetex di Imola, le macchine
tessili. «Ho un concetto
ampio dell’innovazione — dice
— Per me non è un plus da
aggiungere ogni tanto alla
routine, ma l’unica strategia
per sfuggire alla trappola della
concorrenza sul prezzo». Intanto
scorre lo schema della
sua piccola galassia industriale:
la Npc di Imola, partecipata
al 40%, sta realizzando nanosatelliti
scientifici (moduli di
10x10x10 centimetri) da lanciare
a grappolo e che possono
autodistruggersi a fine vita
con un sistema di deorbiting
«a vela»; la start up Nanolever
che sta mettendo a punto una
bilancia di precisione per impianti
farmaceutici, che può
pesare fino a 50 mila compresse
all’ora; la partecipata
Hypertech, firma impianti per
l’Oil&Gas e diverse Gran Turismo
da competizione, realizzando
la progettazione meccanica
con la storica carrozzeria
Michelotto; la neo acquisita
Cma tec ha appena realizzato
una rettificatrice per sfere (fino
a 2 metri di diametro) delle
valvole per gasdotti.
Chi sia Curti, del resto, lo si
capisce quando ti accoglie direttamente
in fabbrica, scarpe
gommate e giubbotto da lavoro,
e ti accompagna alla scoperta
dei suoi gioielli meccanici
come un artista fra le sue
opere, godendosi il tuo stupore.
A destra stanno testando
l’impianto che fissa 350 tappi
di plastica al minuto su altrettanti
contenitori per liquidi
alimentari. Più avanti assemblano
l’unica macchina per cablaggi
al mondo che produce
cavi elettrici con spina in un
unico passaggio. Da un altro
reparto escono lavorazioni in
titanio (carlinga, tubi di scarico
e supporti per turbine) per
elicotteri; in un terzo capannone
nascono le macchine
confezionatrici per cosmesi e
farmaceutica. Curti spiega che
ogni anno l’azienda investe
circa il 5% del fatturato su
nuovi progetti nuovi. «Ma l’innovazione
paga: gli ultimi anni,
quelli della crisi, sono stati
per noi, comunque, gli anni
migliori».
Prenderà il volo a gennaio da un hangar a Ozzano Emilia l’elicottero biposto targato Curti e realizzato a Castel Bolognese, headquarter del gruppo industriale. I sistemi di sicurezza e la certificazione verranno co-finanziati dall’Ue attraverso il bando Fast truck to innovation del programma Horizon 2020. Unico progetto a guida italiana che rientra nella lista dei 16 vincitori che vede la presenza di colossi come Philips e Peugeot, sarà anche l’unico ultraleggero al mondo mosso da un motore a turbina. Più leggero, affidabile e con minori vibrazioni rispetto al tradizionale motore a pistoni: un gioiello di altissima tecnologia. Una parte considerevole della progettazione è stata realizzata da un’altra società del gruppo Curti che oltre alle parti di velivoli progetta anche auto e moto da competizione, la Hypertec.
Supporti delle turbine, fire-wall, cofanatura esterna in titanio, sedili, tubi di scarico facevano già parte dello know-how dell’azienda castellana. L’avionica è stata realizzata in collaborazione con la facoltà di ingegneria aerospaziale dell’università di Forlì, mentre i materiali impiegati, il titanio ed il carbonio, che consentono di trattenere il peso entro i 450 chili, sono il pane quotidiano in casa Curti. L’obiettivo che l’azienda di Castel Bolognese si è posta è ambizioso quando sfidante: vendere 100-150 elicotteri l’anno andando così a contendere il mercato dei biposto all’americana Robinson, azienda leader produttrice del modello R22. Per la vendita occorrerà attendere il 2017, a certificazioni e prove avvenute. Costo preventivato: 350mila euro.
Curti Costruzioni Meccaniche Non solo mobilità su strada, ma anche in aria: nel ravennate, la Curti Costruzioni Meccaniche di Castel Bolognese progetterà e rea lizzerà quella che definiscono «un’utilitaria del cielo»: un piccolo e potente elicottero biposto con motorizzazione a turbina (a differenza degli attuali a pistone, più pesanti e difficili da pilotare) che inizialmente sarà omologato come ultraleggero, con la possibilità in un secondo momento di certificarlo. «La certificazione fornisce un duplice vantaggio commerciale», spiega l’amministratore delegato Alessandro Curti, ingegnere con la passione del volo. «Ga ran - tisce la qualità del prodotto e permette di commercializzare i velivoli in tutti gli Stati che riconoscono la certificazione europea, praticamente in tutto il mondo».
L’idea è venuta dalla constatazione che la rapidità di spostamento che aveva decretato il successo dell’auto oggi sta diventando un’utopia: la velocità media per tragitti extraurbani è di poco superiore ai 50 chilometri orari. E l’aereo ha il limite di dover usare aeroporti per decollo e atterraggio, mentre l’elicottero è molto più flessibile. «In Europa è sempre più richiesto per trasporto turistico da aeroporti a eliporti», conclude Curti, «e il biposto costa meno ed è più semplice da gestire; dunque abbiamo assistito negli ultimi anni a una crescente domanda da parte di privati, compagnie di aerotaxi, ed enti militari e statali che, a budget ridotto, cercano valide alternative ai costosi elicotteri da quattro posti. Alternative a cui finora i grandi produttori non si sono interessati, perché il margine per singolo velivolo è inferiore a quella di un elicottero di grosse dimensioni, e la tipologia di costruzione molto differente»
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